
Come leggere l’etichetta?
- Agronomo Iolanda Busillo

- 6 giu 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 7 giu 2020
Ingredienti, avvertenze, tabelle nutrizionali, simboli e marchi: le etichette sono un vero e proprio calderone di informazioni, tutte preziosissime ma non sempre altrettanto chiare.
Ecco stilare una guida per cercare di districarci in questo gomitolo di indicazioni.
Fondamentale e che dovremmo tutti imparare a tenere in considerazione è la provenienza del prodotto: il nome del produttore, la sua sede e quella dell’impianto di produzione o confezionamento (se diversa) devono sempre apparire in modo chiaro e leggibile sulle etichette.
Queste informazioni sono, per noi consumatori, molto importanti: da qui possiamo infatti rintracciare la filiera, sapere quanto distante da noi è stato prodotto un alimento e poterci informare sull’affidabilità del suo produttore. Nel caso ci si trovasse davanti ad un prodotto difettoso possiamo (e dobbiamo!) inoltre segnalare agli organismi competenti il lotto di produzione, che è la vera carta dj’identità del prodotto, grazie alla quale si può risalire alla sua provenienza.
un’etichetta alimentare a norma di legge:
Denominazione di vendita
Elenco degli ingredienti
Gli additivi
Il quantitativo
Termini di scadenza
Chi l’ha fatto
Lotto di appartenenza del prodotto
La denominazione di vendita altro non è che la descrizione del prodotto: gli può essere anche dato un nome di fantasia, ma deve comunque comparire la denominazione univoca (maionese, farina 00, ecc.) in modo che l’acquirente non sia tratto in inganno.
Le sostanze contenute nel prodotto (compresi additivi e acqua, se supera il 5%) devono essere indicati sull’etichetta in ordine di peso decrescente: perciò il primo ingrediente citato è quello più presente, seguono gli altri fino ad arrivare al meno presente. Quando troviamo la dicitura “in proporzione variabile” vuol dire che nessun ingrediente è prevalente rispetto agli altri. Quando, invece che con il loro nome specifico, gli ingredienti sono segnalati con il nome generico della categoria (es. “formaggio”), allora probabilmente non si tratterà del tipo più pregiato: effettivamente se nel prodotto in questione fosse contenuto, ad esempio, del Parmigiano, perché non scriverlo?
Cosa sono invece gli additivi? Si tratta di sostanze (autorizzate dalla legge italiana solo per determinati alimenti e in quantità ben precise) usate per diversi motivi: sono i famosi coloranti, emulsionanti, antiossidanti, edulcoranti. Ne esistono centinaia e ad ognuno corrisponde una sigla (che può essere sostituita dalla dicitura esatta dell’additivo) costituita dalla lettera E e da un numero: le sigle da E100 a E199 indicano i coloranti, quelle da E200 in sù si usano invece per gli altri tipi di additivi. Anche se autorizzati dall’Unione Europea, meglio sempre preferire quei prodotti a più basso contenuto di additivi.
L’etichetta deve riportare anche il peso o il volume netto del prodotto; nel caso di prodotti conservati in un liquido di governo deve essere indicato anche il peso sgocciolato.
Attenzione poi ovviamente alla data discadenza: la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” indica che le caratteristiche del prodotto rimangono inalterate fino alla data indicata, dopodiché lo si può comunque consumare ma non se ne assicura l’integrità.










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